Un italiano in America

A metà Ottocento, a Napoli, Luigi Trifari  possedeva una rinomata oreficeria e “bisciutteria”. Nel 1883 nacque il nipote Gustavo, che imparò tutto dal nonno. Emigrato in America, nel 1912, ormai maestro nell’arte dell’alta oreficeria,  fondò la Trifari&Trifari . Nel 1925 fondò la KTF con Leo Krussman e Carl Fishel, e con l’avvento in azienda del grande disegnatore Alfred Philippe  iniziò il successo e la storia del mito Trifari. In poco tempo la Trifari raggiunse le più alte vette del settore. Fin dagli anni Trenta nei teatri di Broadway furono utilizzati esclusivamente modelli Trifari. Le dive del cinema li indossavano sia sul set che nella vita privata. Il più grande successo per  Trifari fu la firma dell’ esclusiva per la moglie del presidente Eisenhower, che indossava i gioielli Trifari alle cerimonie ufficiali e ai balli della Casa Bianca.  Philippe aveva lavorato per Cartier e Van Cleef & Arpels: giunse a disegnare per la Trifari veri e propri gioielli, che anche se realizzati con materiali non  preziosi, sono tutt’oggi i più ambiti nelle aste dai collezionisti di tutto il mondo. Trifari e Philippe, che lavorò per la Trifari fino al 1969 pretendevano per le loro creazioni  un’altissima qualità dei materiali: a tal fine idearono un tipo di alta placcatura in oro bianco e in oro giallo denominata Trifanium, che garantì ai suoi gioielli l’aspetto e la resistenza dell’oro.  Per  questo motivo   i suoi gioielli mantengono un inalterato splendore  anche a distanza di decenni. Negli anni ’40 Trifari ottenne  un tributo ufficiale: il riconoscimento da parte del tribunale di New York, che classificò i suoi gioielli nella categoria “Opere d’arte”, con l’assunzione di un marchio protetto che ne vietò assolutamente qualsiasi riproduzione non autorizzata.

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L'ascesa e il trionfo del brand

Fondata in America da un emigrato napoletano nel 1918, l’orefice   Gustavo Trifari e dal suo socio Leo F. Krussman, un vero artista e un abile imprenditore, il marchio aggiunge nel 1925  un terzo socio, Carl Fischer, e raggiunge il successo negli anni ’30, quando le riviste teatrali di Broodway usano per il loro palcoscenico solo ed esclusivamente gioielli Trifari per spettacoli di larga fama quali “La grande guerra e Roberta”.

Da allora il successo è inarrestabile: il marchio Trifari continua a produrre anche durante la Seconda Guerra Mondiale, aggirando le restrizioni sull’uso dei metalli utili a scopo bellico imposte dal governo. Durante il conflitto i bijoux vengono prodotti utilizzando una lega in argento. Sempre negli anni del conflitto, la casa non solo continuaa produrre ma addirittura disegna gioielli patriottici, monili a forma di aquila e bandiera stelle e strisce, con i quali si aggiudicherà un contratto in esclusiva per progettare e realizzare il logo dell’England Royar Air Force.

Il periodo che va dagli anni Quaranta agli anni Sessanta è la vera età    dell’oro della bigiotteria americana. Dal 1953 al 1957 Trifari arriva a firmare l’ esclusiva dei gioielli per la moglie del Presidente degli Stati Uniti Eisenhower, Ladie Mamie, che li indossa nelle cerimonie ufficiali, fornendo così una vetrina eccezionale nella lunga e fortunata storia del marchio. L’ occasione si è ripetuta negli anni ’90, quando tra le estimatrici del marchio vediamo un’altra celebre first lady, Barbara Bush.

L’utilizzo di materiali poveri e di modesto prezzo per la realizzazione di tutti i gioielli, imposto dalla crisi economica conseguente la seconda guerra mondiale, diventa, grazie all’abilità della casa Trifari come di altre case produttrici di bijoux degli stessi anni (Eisenberg, Hobè, Robert, Boucher, Miriam Haskell, Coro, Weiss, Sara Coventry, Kramar, Art, Lisner, Vendome) una tendenza seguitissima che conquista un’imponente fetta di mercato.

Le ragioni di tale successo si trovano anche nel fatto che i maggiori designer di gioielli, da Alfred Philippe, fin dagli anni Trenta, con un curriculum d’eccezione (Cartier e Vaan Cleef & Arpels) fino all’artista, fotografa e designer Diane Love, che negli anni ’70 realizzò per Trifari creazioni meravigliose

Un altro contributo al successo dei bijoux di Trifari è l’invenzione della lega metallica, il trifanium, del tutto simile all’oro bianco e giallo per colore e lucentezza, che rimane inalterato col passare del tempo

Non dimentichiamo la maniacale cura dei dettagli che li rende anche più preziosi dei “veri” gioielli e la capacità dei suoi designer di intuire ed interpretare, anticipandole, le tendenze della moda femminile .

 Il primo marchio Trifari è ‘KTF’ ovvero le iniziali di Krussmann Trifari e Fishel senza corona, in uso dal 1925 al 1937, in seguito il marchio viene realizzato per esteso con varie grafie e varie corone. Va detto però che un bijoux Trifari,marchio a parte, è riconoscibile per la eccezionale qualità della lavorazione. Questa caratteristica  rende oggi il brand  tra i più richiesti nell’ambito della bigiotteria vintage.

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I maggiori disegnatori di Trifari

 

Afred Philippe (1930, 40′, 50′ fino al 1966)

Alfred Spaney (ultimi anni 1930 fino agli anni 40′) (anche alcune spille con tema animale)

David Mir (anni 30′ e 40′) (Alcune spille a forma di nastro o fiocco)

Norman Bel Geddes (1940)

Joseph Wuyts (1940)

Benedetto Panetta

Jean Paris (1958-1965)

Andre Boeut (1967-1979)

Diane Love (1971-1974)

Jonathan Bailey (anni 70′)

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