IL BRAND PANETTA
Origini e fondatore
Il marchio nasce con Benedetto Panetta, originario di Napoli.
Benedetto emigrò negli Stati Uniti nel 1901.
In America lavorò come orafo nel settore della gioielleria – prima in piccole aziende, poi grazie a un incontro fortunato con un connazionale divenne designer per la storica azienda Trifari.
Successivamente lavorò anche per la Pennino Brothers, altra importante casa di gioielli costumi.
Fondazione del marchio
Nel 1945 Benedetto Panetta fonda la propria azienda, chiamandola semplicemente “Panetta”.
La filosofia era chiara: “Se non assomiglia al vero gioiello, si torna al tavolo da disegno.” Ovvero: gioielleria di costume di altissimo livello estetico, che imita i pezzi preziosi.
Il marchio e il prodotto
Panetta si specializzò in gioielleria di costume (“costume jewelry”) ma con un’attenzione artigianale molto elevata: placcature in oro o rodio, uso di argento sterling o metalli bianchi, pietre simulate, pavé di strass, smalti.
Design spesso ispirati all’Art Deco, oppure ad uno stile figurativo con smalti, cristalli, perle simulate.
Un dettaglio interessante: alcune clienti del marchio erano persone che potevano permettersi gioielli preziosi, ma sceglievano Panetta per «indossare con più tranquillità» pezzi che sembravano veri gioielli, senza la paura di perderli o rovinarli.
Evoluzione e chiusura
Benedetto Panetta morì attorno alla fine degli anni ’60 (alcune fonti dicono 1960).
I suoi figli — Amadeo Panetta e Armand Panetta — continuarono l’attività dell’azienda.
Verso la fine degli anni ’80/inizio anni ’90 l’azienda venne venduta (ad un importante cliente giapponese) e infine chiusa nel 1995.
Il marchio racconta una storia di artigianalità, di un immigrato italiano che fa carriera e fonda il proprio brand: un bel storytelling da valorizzare.
La forza del brand sta nella promessa: «se non sembra vero, lo rifacciamo». Una promessa di qualità visiva, che rafforza la percezione di ‘lusso accessibile’.
L’identità va bene anche per creare contenuti: pensare a post tipo “why costume jewellery matters”, “design Panetta vs gioiello fine”, “l’arte di simulare il lusso”, ecc.
La chiusura del marchio (non è più operativo) lo rende anche oggetto di collezionismo: può esserci un’ulteriore narrativa sulla “eredità” che resta, sui pezzi vintage da conservare.
Sebbene fosse “alto livello” per la categoria costume, resta comunque gioielleria di costume: dal punto di vista materiale non era al livello di Cartier, Tiffany o altri marchi fine. Se usi questo brand come riferimento o case-history, tieni presente la distinzione.