L'ingresso di Garibaldi a Bergamo nel 1859

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L’ingresso di Garibaldi a Bergamo: il giorno in cui la città divenne “dei Mille”

Il 8 giugno 1859, Giuseppe Garibaldi varcò le porte di Bergamo tra l’entusiasmo del popolo e il suono festoso delle campane. Quel giorno la città lombarda, fino ad allora sotto il dominio austriaco, divenne simbolo dell’ardore patriottico e dell’unità che avrebbe presto plasmato l’Italia. L’ingresso di Garibaldi a Bergamo non fu solo un episodio militare, ma un momento di profonda rinascita civile, segnando per sempre l’identità della città come “Città dei Mille”.

Il contesto storico

Siamo nel pieno della Seconda Guerra d’Indipendenza. Dopo l’alleanza tra il Regno di Sardegna e la Francia, l’esercito piemontese, guidato da Vittorio Emanuele II e da Napoleone III, combatte per liberare la Lombardia dagli Austriaci. In questo scenario, Garibaldi guida i Cacciatori delle Alpi, un corpo di volontari formato da patrioti provenienti da ogni regione italiana, accomunati dal sogno dell’unità nazionale.

Dopo aver attraversato il lago Maggiore e conquistato Varese e Como, Garibaldi marcia verso Bergamo, uno dei centri strategici più importanti del Lombardo-Veneto.

L’ingresso trionfale

Il 7 giugno 1859 gli Austriaci abbandonarono Bergamo in fretta, intuendo di non poter reggere l’avanzata garibaldina. La notte trascorse in un silenzio carico di attesa. La mattina seguente, l’8 giugno, i cittadini videro comparire lungo la strada di Curno le prime divise dei Cacciatori delle Alpi.

Garibaldi, in camicia rossa, giunse a cavallo circondato dai suoi uomini. L’accoglienza fu travolgente: la popolazione riversata nelle vie lo acclamava come liberatore, le case esponevano bandiere tricolori, i balconi erano addobbati con fiori e drappi. Le cronache dell’epoca raccontano di una città “impazzita di gioia”, che suonava le campane a distesa e gettava petali di rose al passaggio dei volontari.

Garibaldi entrò da Porta San Lorenzo (oggi Porta Garibaldi), attraversò la città bassa e raggiunse Palazzo Frizzoni, dove ricevette le autorità e proclamò la fine del dominio austriaco. Con tono semplice ma deciso, annunciò la nascita di una nuova era: quella della libertà.

Bergamo, la “Città dei Mille”

L’amore tra Garibaldi e Bergamo fu immediato e duraturo. Solo un anno dopo, nel 1860, ben 180 bergamaschi partirono con lui per la leggendaria Spedizione dei Mille. Un numero altissimo in proporzione alla popolazione dell’epoca, tanto che la città si guadagnò l’appellativo di “Città dei Mille”, simbolo di coraggio e patriottismo.

Molti di quei giovani non fecero ritorno, ma la loro memoria rimase scolpita nel cuore della città. Ancora oggi, il monumento a Garibaldi in piazza Carrara e le lapidi sparse tra Città Alta e Città Bassa ricordano quell’alba di libertà che cambiò per sempre il destino di Bergamo.

Un’eredità ancora viva

L’ingresso di Garibaldi a Bergamo non fu solo un evento politico: fu un risveglio collettivo. La città, che aveva sofferto per anni la presenza austriaca, ritrovò il senso di appartenenza a un destino comune. Quell’8 giugno 1859 rimane una delle pagine più luminose del Risorgimento italiano, quando una città intera seppe accogliere con entusiasmo il sogno di un’Italia unita.

Ancora oggi, ogni anno, Bergamo celebra l’anniversario dell’ingresso di Garibaldi con cerimonie, rievocazioni storiche e cortei, mantenendo viva la memoria di un giorno che segnò l’inizio di una nuova storia.

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