QUANDO GARIBALDI INCONTRO' MARSALA

garibaldi-tilacino
garibaldi-tilacino

Nel panorama del Giuseppe Garibaldi e del suo leggendario contributo al Risorgimento italiano, un ruolo curioso e affascinante lo gioca la sua cavalla Marsala — spesso considerata un simbolo romantico dell’epoca, e strettamente legata anche al nome di Sebastiano Giacalone Angileri, il marchese che gliela donò. Questa storia, che intreccia umanità, memoria storica e dettagli personali del condottiero, merita di essere raccontata con attenzione.

La cavalla Marsala: un dono, una compagna, un simbolo

  • Marsala non era un cavallo qualunque, ma una giumenta di circa 14 anni quando fu donata a Garibaldi.
  • Il dono avvenne subito dopo lo sbarco di Garibaldi a Marsala — da cui la giumenta prese il nome.
  • Contrariamente a quanto si crede, Marsala non era bianca, ma di colore grigio.
  • In sella a Marsala, Garibaldi entrò trionfalmente a Palermo il 27 maggio 1860.
  • Marsala lo accompagnò per tutta la durata della spedizione nel Sud e fino all’arrivo a Caprera.

Questa cavalla diventò ben presto non solo un semplice destriero, ma una compagna costante, un simbolo della dedizione di Garibaldi verso la causa della libertà — e al tempo stesso della sua empatia verso gli animali.

Sebastiano Giacalone Angileri: il marchese che donò Marsala

Poiché la storia di Marsala e di Garibaldi non avrebbe lo stesso significato senza chi fece quel dono, è importante ricordare chi era Sebastiano Giacalone Angileri.

  • Fu lui, marchese siciliano, a presentare la giumenta a Garibaldi l’11 maggio 1860, sulla spiaggia di Marsala, porgendogli le briglie e dicendo: «Generale, questo è un dono per voi».
  • Il gesto, semplice ma simbolico, rifletteva forse l’ammirazione per il condottiero e un desiderio di contribuire alla causa da una prospettiva diversa — non militare, ma umana e simbolica.

Poco si conosce pubblicamente della vita privata del marchese, ma il gesto del dono ha legato per sempre il suo nome a uno dei simboli più poetici del Risorgimento.

Fine della vita di Marsala e memoria postuma

  • Dal novembre 1860 la cavalla fu portata a Caprera, dove visse insieme a Garibaldi fino alla propria morte, avvenuta il 5 settembre 1876, all’età di circa 30 anni.
  • In effetti, nella piccola isola sarda, accanto alla tomba di Garibaldi, esiste ancora un cippo dedicato a Marsala — testimonianza silenziosa di un legame forte e duraturo tra l’eroe e la sua giumenta.

La sua sepoltura accanto a quella del condottiero sancisce simbolicamente che, per Garibaldi, Marsala non era un semplice mezzo di trasporto, ma un’amica leale e un compagno di viaggio fino alla fine.

Significato storico e simbolico: non solo un cavallo

La storia di Marsala ed Angileri ci offre uno spaccato particolare del Risorgimento — non solo come sequenza di battaglie e decisioni politiche, ma anche come tessuto di gesti personali, empatia, simboli e affetti. Alcuni aspetti da considerare:

  • Il dono di una cavalla dimostra come, anche in tempi di guerra e trasformazioni epocali, la dimensione umana e sentimentale avesse un valore reale.
  • La permanenza di Marsala con Garibaldi fino alla sua morte rispecchia la fedeltà, la continuità e la cura — elementi poco spesso enfatizzati nei racconti epici delle campagne militari.
  • Il fatto che Marsala sia sepolta accanto a Garibaldi mostra che il condottiero considerava gli animali non come strumenti, ma come esseri degni di rispetto: uno spirito — per certi versi — pionieristico.

Conclusione

La vicenda della cavalla Marsala e del marchese Sebastiano Giacalone Angileri è un ingrediente di umanità e delicatezza nella narrazione del Risorgimento italiano: un piccolo gesto — il dono di una giumenta — che si trasforma in simbolo di fedeltà, amicizia, rispetto per gli animali e attaccamento profondo a ideali.

Marsala non è solo un animale di stalla, né un semplice destriero: è compagna, memoria, simbolo. E il marchese Angileri — con il suo dono — ha contribuito, senza spargimenti di sangue, a scrivere una pagina intima e toccante della storia unitaria italiana.

 

garibaldi-tilacino
ChatGPT ha detto:

La cavalla Marsala è uno degli animali più celebri legati alla figura di Giuseppe Garibaldi, simbolo non solo del suo leggendario sbarco in Sicilia del 1860, ma anche del legame profondo tra l’Eroe dei Due Mondi e la città di Marsala e i suoi abitanti.

L’origine del dono

Dopo lo sbarco dei Mille l’11 maggio 1860, Garibaldi venne accolto con entusiasmo dai cittadini di Marsala. Tra coloro che lo omaggiarono vi fu il marchese Enrico Angileri, appartenente a una delle famiglie più influenti e rispettate della zona, noto produttore di vini e sostenitore della causa unitaria. Come gesto di riconoscenza e di ammirazione, il marchese decise di donare a Garibaldi una splendida cavalla dal mantello dorato, allevata nelle sue tenute, che fu battezzata proprio “Marsala” in onore della città che aveva dato avvio all’impresa dei Mille.

Una compagna di battaglia

Marsala accompagnò Garibaldi in molte fasi della campagna siciliana e poi nella marcia verso Napoli. Era una cavalla forte, docile e instancabile, capace di sopportare lunghe marce e di mantenere la calma anche nei momenti più concitati della battaglia. Si dice che Garibaldi la cavalcasse spesso durante le sue ispezioni e nei momenti più solenni, considerandola quasi un portafortuna.

Alcuni testimoni raccontano che il generale parlasse a Marsala come a un’amica fidata, e che la cavalla, riconoscendolo, gli si avvicinasse docilmente anche in mezzo al fragore delle armi. Le cronache garibaldine la descrivono come un animale dal portamento fiero e dallo sguardo vivace, di indole gentile ma coraggiosa.

Il legame simbolico

La cavalla Marsala divenne presto un simbolo dell’unione tra Garibaldi e la Sicilia, rappresentando l’inizio dell’epopea risorgimentale che avrebbe portato all’unificazione dell’Italia. Il dono del marchese Angileri non fu soltanto un atto di generosità, ma anche un gesto politico e patriottico: un aristocratico siciliano che metteva i propri beni e il proprio nome al servizio della causa nazionale.

Il destino della cavalla

Dopo la campagna meridionale, Garibaldi portò con sé Marsala a Caprera, dove l’animale visse gli ultimi anni accudito con affetto. Si racconta che la cavalla morì serenamente sull’isola, e che Garibaldi ne fosse profondamente addolorato. Il generale, noto per il suo amore verso gli animali, volle che Marsala fosse sepolta vicino alla sua casa, in un punto da cui si poteva vedere il mare — lo stesso mare che aveva unito per sempre il destino dell’eroe e della Sicilia.

Il marchese Angileri

Il marchese Enrico Angileri (talvolta citato come Vincenzo Angileri in alcune fonti ottocentesche) fu un importante viticoltore e mecenate di Marsala. La sua famiglia aveva contribuito in modo decisivo allo sviluppo dell’industria vinicola del territorio, insieme ai Florio e agli Ingham, rendendo celebre il vino Marsala nel mondo. Patriota e sostenitore dell’unificazione, Angileri offrì supporto logistico e materiali ai garibaldini durante la campagna del 1860, dimostrando che anche la nobiltà siciliana poteva schierarsi al fianco del popolo e della libertà.